La spaventosa storia della placca batterica

Mi sono accorta di aver fatto molti articoli per voi nominando la placca batterica, ma non  vi ho mai spiegato che cos’è. E’ ora di porre rimedio anche se sarà un articolo un po’ più complesso del solito, ma fondamentale per conoscere come siamo fatti e comprendere  la causa delle malattie.

La placca batterica è un agglomerato di microorganismi, soprattutto batteri che convivono in una struttura che è costituita da proteine glicosalivari, polisaccaridi, prodotti di scarto dei batteri, enzimi, cellule desquamate, residui alimentari e materiali inorganici, come fosforo e calcio.

Grazie alle ricerche, siamo venuti a sapere che tutte queste varietà di microorganismi lavorano insieme e cooperano alla sopravvivenza come un biofilm, riuscendo sia a nutrirsi, replicarsi che a difendersi, risultando resistente anche agli antibiotici.

Ecco ora inserite questo condominio di più di 300 specie batteriche in bocca, un ambiente tutt’altro che isolato. Un ambiente a contatto con l’esterno ma con tanti punti dove infiltrarsi e proliferare come spazi interdentali, solchi dentali, solchi gengivali, ponti, impianti ecc. Un ambiente con continuo passaggio di cibo e liquidi. Insomma abbiamo l’habitat perfetto per far crescere un mondo intero!

Ma come si forma?

Il meccanismo di formazione del biofilm è molto complesso, ma cercherò di semplificarlo. 

Immaginiamo una bella bocca fresca, appena uscita dalle super pignole mani di un’ igienista dentale ( che sarei io :-D).  Dopo pochissimo tempo si ha già la formazione della pellicola acquisita, cioè un primo strato formato da macromolecole come mucine e anticorpi che sviluppano delle forze elettrostatiche e che iniziano ad attirare i primi batteri, solitamente Cocchi che iniziano ad aderire alle superfici del dente.

Essi a loro volta aiutano ad attaccarsi altri batteri, rinforzando i legami alla superficie del dente e iniziando ad organizzare casa con nutrimenti per tutti, pronti per una grande festa dove ci si replica, si mangia e ci si difende dal vicino fastidioso che non vuole il baccano, l’antibatterico.  Questo succede circa nelle prime 24-48 ore.

Se continuiamo a non pulire bene ogni angolo della nostra bocca, tutto questo si espanderà e diventerà più maturo, ma anche più specifico.

Si è visto infatti che il biofilm sopragengivale è diverso da quello sottogengivale che è a sua volta diverso di quello su un impianto dentale o su una protesi.
Ebbene si, l’adesione avviene facilmente in tutte le superfici dure, come smaltodentinacemento radicolare, impianti e protesi.

Questo come vi ho spiegato qui e qui è il punto di partenza delle malattie del cavo orale come gengivite, malattia parodontale e carie.

Come è possibile eliminarlo?

Okay, direi che la mia descrizione assomiglia ad uno scenario apocalittico.
Ma la soluzione è molto più semplice del previsto.

L’unica soluzione è disgregare, dividere, distruggere fisicamente il biofilm batterico perché milioni di batteri soli e separati sono praticamente innocui.
Usando spazzolinoscovolino e filo interdentale.

Ecco perché nessuna molecola o collutorio può raggiungere le profondità di un biofilm. E’ come se una tempesta potesse spazzare via la barriera corallina. Può toccarla, danneggiarla superficialmente ma le solide basi dei coralli rimangono ancorate al suolo.

Sperando di essere stata chiara e non aver creato nuove fobie,  vi saluto e a presto con un nuovo articolo!

Bibliografia per saperne di più

www.ildentistamoderno.com/biofilm-cavo-orale-placca-dentale/

www.sunhope.it/Microbiologia.%20Biofilm%202012.pdf

Condividi l'articolo!